Sarà salvato dall’inferno il più pio che dona i suoi beni per purificarsi.
Surat Al-Layl, 17-18
O credenti consiglio a voi, come a me stesso, di temere il Signore dei Mondi e di premunirvi contro i vizi dell’anima e dai danni delle nostre azioni!
Benvenuti al terzo jumu’a del mese di Ramadan 1440. Siamo appena entrati nei dieci ultimi giorni di questo mese benedetto, la cui fine annuncia per i musulmani pii la promessa di essere liberati dal fuoco dell’Inferno.
Il Profeta () ci svela la qualità particolare di questo mese unico: Awwaluhu raHmatun wa awsaTuhu maghfiratun wa âkhiruhu ‘itqun min an-nâr, “Il suo inizio è Misericordia, la sua metà è Perdono, e la sua fine è Liberazione dal fuoco”.
Il musulmano, nel corso del mese di Ramadan, è così accompagnato e sostenuto nei suoi sforzi, lungo un itinerario che comincia con la Misericordia, continua con il Perdono e finisce con la vittoria della liberazione dall’Inferno.
Misericordia, Perdono e Salvezza dell’anima sembrano così essere le fasi successive di un processo di trasformazione e di purificazione progressivi che operano nel cuore, nell’anima e nel corpo del credente durante questo mese benedetto.
Questa purificazione interiore ed esteriore è senza dubbio uno dei frutti benedetti dell’opera della taqwâ e del digiuno di Ramadan, alhamdulillah. I versetti recitati oggi fungono infatti da legame tra la taqwâ e la tazkiya, tra la pietà spirituale e la purificazione.
Wa sayujannabuhâ al-atqâ alladhî yu’tî mâlahu yatazakkâ; Sarà salvato dall’inferno il più pio che dona i suoi beni per purificarsi. (Cor. 92, 17-18).
La purificazione è un’espressione, una finalità della pietà spirituale, che passa da un’azione ben precisa. Qual è questa Azione? Allah () ci risponde: yu’tî mâlahu, “donare i propri beni”.
Ciò che riunisce la pietà spirituale e la purificazione, è l’azione del donare, ma non qualunque dono. Non è l’intenzione vaga di donare, né un dono definito liberamente, né il “dono di se stessi”, come certi teorici del dono avrebbero probabilmente preferito interpretare, per evitare di fare realmente la volontà di d’Allah, e sfuggire a questa profonda operazione dell’essere.
No, ciò che bisogna fare, e non si potrebbe essere più chiari è: donare mâlahu, donare i propri beni. Si tratta di un dono materiale, fisico, contingente. Un dono di beni ispirato dal più grande timore reverenziale, un dono di beni che purifica il cuore, l’anima, il corpo, le mani, ogni bene, un bene che possa finalmente allontanare e salvare dall’Inferno.
La maggior parte dei commentatori sostiene che questi versetti furono rivelati specificatamente a proposito di Abu Bakr, al-Siddiq (), nobile e fedele compagno del Profeta (). Si riporta che Abu Bakr non esitò a dispensare la sua fortuna per comprare e liberare schiavi musulmani che all’inizio dell’avvento dell’Islam alla Mecca, venivano perseguitati dai politeisti meccani perché avevano abbracciato la via della sottomissione ad Allah, piuttosto che la sottomissione alle false divinità e alle creature.
Questo era il noto caso di Bilal Ibn Rabah (), che dovette patire le sofferenze corporali inflitte dai pagani arabi che tentavano di spingerlo a rinnegare la fede in Allah e nel Suo Profeta. Sottoposto a torture che avrebbero potuto causare la sua morte in questo basso mondo, Bilal seppe tuttavia resistere per amore di Allah, trovando la forza di consacrare i suoi ultimi respiri alla testimonianza dell’Unicità divina: “Ahad, Ahad, uno, uno!”, invocava in questa particolare condizione, poiché era cosciente e vedeva l’Unico Agente, che mette alla prova e che libera, che dà la vita e dà la morte.
Testimone della scena, il Profeta () confortò Bilal dicendogli: “Ahad, Ahad, ti salverà!”. Il Profeta informò Abu Bakr della situazione, invitandolo in modo maieutico ad intervenire in qualche modo. Abu Bakr comprese immediatamente ciò che doveva fare, e reagì subito donando i suoi beni per salvare e liberare Bilal dall’ingiustizia e dalla schiavitù.
Così facendo, Allah lo purificò e lo liberò dal fuoco dell’inferno. Wa sayujannabuhâ al-atqâ alladhî yu’tî mâlahu yatazakkâ. Sarà salvato dall’inferno il più pio che dona i suoi beni per purificarsi.
Ecco la magnifica stazione di al-Siddiq, colui che realizza la verità integrale con una fede incrollabile e incondizionata nel miracolo della Profezia. Questi, è stato nominato da Allah nel Suo libro santo come al-atqâ, colui che più teme il suo Signore.
Lo shaykh Sahl al-Tustari () ci insegna a riconoscere questa eccezionale qualità: là dove le genti temono per se stessi e per il loro futuro quando donano i loro beni, al-Siddiq, lui, dona di buon cuore senza guardare le cose evanescenti e tiene per sé (solo) ciò che perdura. E quando il Profeta gli chiese: “Che cosa hai tenuto per te?”, rispose: ”Allah e il Suo Messaggero”.
Cari fratelli e care sorelle,
questa dinamica della purificazione e del dono trova una delle sue concretizzazioni e materializzazioni nell’obbligo rituale della zakât al-fitr, l’elemosina straordinaria che deve essere versata verso la fine del mese di Ramadan e, al più tardi, prima della preghiera dell’Aïd al-Fitr nel primo giorno di Shawwal.
Ibn Abbas ci riporta: “l’Inviato di Dio ha reso obbligatoria la zakât al-fitr sia per purificare il digiunatore dai suoi propositi futili e indecenti, sia per nutrire i poveri”.
La zakât al-fitr è un dono speciale ispirato dalla Scienza profetica. Ogni musulmano e ogni musulmana devono versare la zakât al-fitr per conto loro e per conto di coloro per i quali, lui o lei, si fanno carico. Tradizionalmente la quantità per persona per questa elemosina corrisponde alla misura di un sâ‘ di prodotti alimentari, ossia il contenuto di quattro volte le mani unite del Profeta ().
E’ una misura unica e uguale per tutti, senza distinzione di età, sesso o ricchezza, ma è anche una misura incommensurabile e magnifica come quella insegnata dal Profeta stesso. Questo dono materiale non è proporzionale alla quantità di beni di cui il musulmano potrebbe disporre, è proporzionale alla misura e alla qualità del Profeta ()!
Allah dice: Khudh min amwâlihim Sadaqatan tuTahhiruhum wa tuzakkîhim bihâ wa salli ‘alayhim. Prendi dai loro beni un’elemosina tramite la quale tu li purificherai, li santificherai e li benedirai. (Cor. 9. 103).
Il nome stesso di zakât al-fitr porta in sé il significato di tazkiya, purificazione, e di fitr, rottura, e anche di fitra, la natura primordiale dell’essere umano riflesso del Nome di Allah al-Fâtir, Il Creatore, che conferisce alle cose l’esistenza interrompendo il corso della loro non esistenza.
Ciononostante, una sorta di contro-rottura si è inserita nell’esistenza dell’uomo. Nella sua caduta, egli ha rotto con questa natura primordiale creata secondo la forma delle Qualità e dei Nomi d’Allah. La medicina del Profeta prescrive la zakât al-fitr come purificazione ulteriore in rapporto a questa rottura esistenziale, per sperare di riscoprire la pura natura originale che ci lega al Creatore eterno.
Osserviamo in noi stessi e meditiamo, cari fratelli e sorelle, sugli Attributi di Allah, Lui che ha creato la generosità e la liberalità, Lui che diffonde i Suoi doni e la Sua grazia su tutte le Sue creature, in ogni momento. E così che ci si purificherà e ci si caratterizzerà, nella misura delle nostre capacità, con le Qualità di Allah, il Puro e il Santo per eccellenza.
Il minimo, per spogliarci dai vizi dell’avarizia e dell’egoismo, e rivestirsi delle qualità di generosità e di bontà, consiste proprio nel donare questa zakât al-fitr. Poiché è tramite questo simbolo agito che lo spirito viene purificato e il cuore santificato. E’ così che potremo essere degni della prossimità d’Allah nella stazione dei Ravvicinati, grazie all’intercessione del sigillo dei messaggeri ().
Le intense attività in cui la nostra comunità è ingaggiata nel corso di questo mese benedetto, che sia il servizio e i pasti offerti ai poveri attraverso il programma di 114 Pizze e Dolci, o il ricordo e la testimonianza dello spirito dell’incontro tra San Francesco i il Sultano, sono già offerte sacre che preparano, anticipano e partecipano dei benefici materiali e spirituali che saranno, in-sha’Allah, realizzati, con la zakât al-fitr e il dono dei beni secondo la medicina profetica.
Si sia riconoscenti per i Suoi doni incommensurabili che Egli non cessa di dispensare e moltiplicare durante i momenti ordinari e straordinari. Si sia riconoscenti per il digiuno e la zakât al-fitr, per la pietà spirituale, e la purificazione dei cuori e dei corpi.
Preghiamo Allah che accetti gli sforzi che facciamo in Suo Nome, con la benedizione del Suo profeta.
Imam Abd Al-Wadoud