In Nome di Allah, il Misericordioso nella trascendenza, il Misericordioso nell’immanenza Gloria a Colui che rapì di notte il Suo servo, portandolo dal tempio sacro al tempio più remoto, del quale Noi abbiamo benedetto il recinto, per mostrargli parte dei Nostri segni. Allah è Colui che ode, Colui che vede.
Surat al-isra’, il viaggio notturno, XVII: 1
O credenti, benvenuti al viaggio verso lo svelamento con l’Amato.
Cari fratelli e sorelle della ummah islamica, benvenuti al ricordo del viaggio notturno che Allah ha ordinato al suo profeta Muhammad () di compiere, durante la sua vita, in una notte benedetta, per vedere ritualmente e con il cuore il volto di Allah adorante. I commentatori dibattono su questo viaggio o su questa visione, sulla visione metafisica o sul viaggio fisico, dal centro di Makkah al tempio più remoto, uno spazio sacro a Gerusalemme oppure un lontano punto celeste.
Storicamente, si attribuisce la manifestazione di questa rivelazione a Makkah, poco dopo il decesso della moglie Khadijah () e dello zio adottivo Abu Talib (), pochi anni prima della migrazione a Madinah. Il titolo della surat al-isra’ fa riferimento al viaggio fino al sito dell’antico tempio ebraico da dove inizierà l’ascensione attraverso i sette cieli, con l’incontro dei vari profeti, fino all’estinzione della distanza al limite inferiore di due tiri d’arco da Allah (). Questa Rivelazione, le tappe e le caratteristiche di questo viaggio, consolidano l’affinità e la vicinanza della comunità musulmana con le precedenti comunità del monoteismo abramico.
Secondo al-Razi e al-Zamakhshari (), in questo singolo versetto, che dà inizio al capitolo XVII del sacro Qur’an, si allude ad un viaggio che ha una proprietà del tempo che supera la nostra concezione ordinaria. Il servitore è Muhammad () che dalla roccia benedetta di Gerusalemme sale al trono di Allah.
Il profeta Muhammad () con il supporto di un cavallo alato, chiamato Buraq, e la compagnia dell’angelo Jibril (), ha percorso la distanza di andata e ritorno, salita e discesa, in una singola notte. Al suo rientro nella residenza di Makkah, la porta d’ingresso della sua casa stava ancora oscillando dal battito d’ali alla partenza.
Questo viaggio notturno e questa ascesi rappresentano insieme, per tutti i musulmani, il prototipo di ogni itinerario spirituale, di ogni viaggio, di ogni vita in questo mondo verso l’Altro. Questo versetto sintetizza la dimensione orizzontale del viaggio.
Secondo le narrazioni di Muslim e al-Bukhari () durante questo viaggio ascendente e discendente il profeta riceve l’ordine di trasmettere le preghiere rituali che, inizialmente, erano cinquanta da distribuire in vari momenti del giorno e della notte e che sarebbero diventate le nostre cinque preghiere quotidiane.
Il giorno successivo, al suo ritorno a Makkah, il profeta Muhammad () narra la sua esperienza tra l’incredulità di alcuni ascoltatori. Per metterlo alla prova e sottoporlo alla dimostrazione dell’errore nella sua narrazione gli chiedono di descrivere Gerusalemme nei suoi dettagli architettonici, i dettagli delle porte e delle colonne. Il profeta Muhammad () non aveva fatto attenzione a questi dettagli mentre era stato rapito e costretto a seguire, contemplare e conoscere lo sviluppo universale della Realtà della Rivelazione di Allah. Ma una nuova rivelazione gli mostra l’immagine di Gerusalemme davanti si suoi occhi e il profeta descrive la città per come è, comprendendo le porte e le colonne secondo la loro precisa manifestazione esteriore. Ma gli increduli rimangono tali e trovano sempre qualche argomentazione volgare e qualche speculazione fuorviante.
Abu Hurayra () ha trasmesso la seguente narrazione: “Dopo essere arrivato e aver pregato insieme ai profeti nel tempio più lontano, il profeta Muhammad () riceve dall’angelo Jibril () l’offerta di due coppe, una piena di vino e l’altra piena di latte. Quando il profeta sceglie di bere il latte, l’angelo Jibril () gli dice: “hai scelto la fitrah, la natura primordiale dell’umanità nel puro monoteismo, la tua comunità sarà ben guidata.” Trasmesso con alcune varianti da al-Bukhari e Muslim ().
Una tradizione islamica insegna: “La preghiera rituale (al-Salat) è l’ascensione (al-mi’raj) dei credenti.”
Una narrazione trasmessa da Jabir sulla delegazione di ‘Abd al-Qays dice: “Allah Si manifesterà ai Suoi servi in modo generale mentre Si manifesterà ad Abu Bakr in modo particolare.”
Trasmesso da al-Hakim e Abu Nu’aym () e ripreso da Ibn al-Jawzi e al-Kinani ().
Cari fratelli e sorelle,
l’imam al-Ghazali () ci insegna che il verbo vedere non sempre assume lo stesso significato e valore intesi dalle masse o dai giuristi e teologi. Vedere il Volto di Allah nella dimora dell’Eternità del mondo superiore non è la stessa visione di chi è distratto dalla propria visione personale e terrena. Chi è chiuso e distratto in questo mondo, o concentrato su sé stesso come centro del mondo, non potrà mai vedere il segreto dello svelamento del Signore dei mondi, né a Makkah, né a Gerusalemme e neppure a Milano o altrove. Questa visione, il cieco dirà che è impossibile da avere, ed è così, ha ragione! Come può infatti un cieco vedere? Come può chi è ostinato a non vedere ciò che non vede, credere di vedere secondo una prospettiva della visione che è metafisica, spirituale e interiore? E come può chi non crede in una visione interiore e trascendente, vedere anche ciò che è esteriore e immanente?
I maestri musulmani ci guidano a riconoscere la visione del cuore che riconosce la presenza di Allah nelle forme simboliche del Suo Splendore, Potenza, Maestà, Gloria, con gli occhi aperti e persino con gli occhi chiusi. Questa vista è in realtà testimonianza, visione e riconoscimento, contemplazione dello svelamento della Sua Rivelazione, proprio come la vista del profeta Muhammad () durante il suo viaggio, al-isra’ wa-l-mi’raj, dal centro di Makkah al punto estremo del sacro limite per la contemplazione del Volto di Allah. Questa visione è una proiezione e un riflesso di una intenzione di ricerca, di sforzo e di Conoscenza che parte da una chiamata e da una sete che si rinnovano costantemente, man, mano che la vita accompagna gli svelamenti progressivi e le estinzioni delle concezioni limitate della mente e del disordine dell’anima individuale.
L’imam al-Ghazali () descrive gli scorpioni come simboli delle distrazioni, delle pene e dei desideri mondani. Poi descrive il pipistrello che non può sopportare la vista della luce del sole.
Il compagno del profeta nel suo viaggio notturno è colui che è severo nei confronti delle passioni per gli scorpioni. Il compagno del profeta nel suo viaggio notturno è colui che è tutt’altro da un pipistrello che rifugge la luce del sole. Il compagno del profeta è un timorato di Allah che non è illuso o arrogante da pretendere di guardare direttamente la luce del sole e diventare cieco. Il compagno del profeta è colui che segue e ama il profeta Muhammad () da Makkah a Makkah durante tutta la isra’ wa-l-mi’raj e poi da Makkah a Madinah e ritorno per il pellegrinaggio di addio a Makkah, durante tutto il ciclo della hijra, la migrazione verso un nuovo orientamento nella testimonianza della Conoscenza.
La Conoscenza è il nutrimento della luce nel cuore come il latte che ha dissetato il profeta Muhammad () alla fine della ritualità nel tempio ultimo con i suoi compagni eletti. Il cuore del servitore sincero è predisposto esclusivamente e connaturato ontologicamente per la Conoscenza sacra di Allah. Per un musulmano non c’è altra bevanda da scegliere o da confondere con il latte della fitrah, non c’è acqua da diluire, né miele da addolcire, né vino da corrompere.
Imam Ahmad Abd al-Majid