Tutto nei cieli e sulla terra si prosterna davanti ad Allah senza superbia alcuna, gli animali come gli angeli – hanno paura del loro Signore che sta sopra di loro, e agiscono secondo l’ordine ricevuto.
Surat al-naHl, l’ape, XVI: 49-50
O credenti, benvenuti ad una nuova occasione di comprensione del rapporto tra timore e speranza.
Al-Qurtubi e al-Tabrizi () si soffermano nei loro commentari di questi versetti sulla relazione tra gli angeli e le creature sulla terra che sono accomunati dall’assenza di volontà propria e, come tali, sono naturalmente sottomessi, privi della possibilità negativa di esprimere arroganza e costantemente timorati di Allah. I nostri commentatori chiariscono che Allah non è sopra di loro in termini fisici, ma in quanto Superiore in ogni aspetto del Suo Ordine. Gli angeli nei cieli e sulla terra, pur manifestando sempre la loro adorazione, vivono la qualità naturale del timore di chi è sottomesso ad una Autorità gerarchicamente superiore e, contemporaneamente, questa stessa Autorità è sostanzialmente Onnipresente e Onnicomprensiva.
Ci vengono alla memoria le parole nel sacro Corano recitate dal profeta Muhammad () al suo fedele compagno Abu Bakr () mentre sono nascosti in una caverna e, sopra di loro, al livello della superficie, ci sono i pagani che li stanno ricercando per perseguitarli: Idha yaqulu li-saHibihi la taHzan inna Allah ma’ana, «quando ha detto al suo compagno: “non essere triste, Allah è con noi.”» (IX: 40). Anche qui c’è qualcosa da temere al di sopra di noi, ma in questo caso ciò che sta sopra non è Superiore secondo una prospettiva spirituale, ma è al di sopra solo in termini di posizione esteriore o di invertita gravità fisica. Questa gravità non deve essere considerata superiore alla propria fede in un ordine spirituale e religioso della realtà. Davvero il musulmano pensa che qualcosa di oggettivamente grave e apparente possa essere superiore all’ordine divino? Davvero si arriva persino a pensare che qualcosa di questo basso mondo sia così superiore da compromettere e ridimensionare la dipendenza dalla superiorità di Allah? C’è forse qualcosa che possa mai essere superiore in altezza e autorevolezza di Allah?
O credenti musulmani, ricordate quando Allah () ha confortato il profeta Musa () richiamandolo a non avere timore davanti al miracolo del bastone che si trasformava in serpente: Ya Musa la takhaf inni la yakhafu ladayya al-mursalun, “Mosè, non avere paura, i Miei messaggeri non hanno paura davanti a Me” (XXVII: 10). La presenza del ricordo nel timore di Allah annulla le presenze di falsi timori che il miscredente dimentico del proprio Signore pensa di avere attribuendo erroneamente un potere alle cose che esse non hanno. C’è forse qualche potere che sfugge all’Onnipotente? Può forse un serpente ferire un profeta di Allah o infierire su un credente che si ricorda della Sua presenza? Non siamo tutti, il serpente, il credente, il profeta, sotto la Potenza di Allah sulla quale riponiamo obbedienza e fiducia?
A la inna awliyaAllah la khawfun ‘alayhim wa la hum yaHzanun, “No! Per gli amici di Allah non c’è timore, non c’è tristezza” (X: 62). Gli eredi dei profeti, i musulmani che seguono l’esempio di Abu Bakr al-Siddiq () che accompagna e scorta il profeta Muhammad () in fuga nella caverna e impara a riconoscere che la presenza di Allah è con loro, non hanno timore, non hanno nostalgia, perché vivono nella compagnia della profezia e nella conduzione della presenza pacificante di Allah in ogni istante, e non si ricordano di Allah come un Superiore del passato o del futuro ma ne colgono l’attualità e l’eternità. Eppure, essi sono timorati di Allah senza essere timorosi di ciò che non è Allah. Gli amici di Allah non confondono l’obbedienza ad Allah con l’obbedienza allo shayTan e cercano di osservare le regole dell’Islam.
Secondo Jalal al-din al-Mahalli e Jalal al-din al-Suyuti () coloro che fanno parte delle schiere di shayTan sono coloro che non lo prendono come un nemico e lo seguono invece di obbedire ad Allah e ai Suoi messaggeri. Inna al-shayTana lakum ‘aduwwun fa-ttakhidhuhu ‘aduwwan, “ShayTan è vostro nemico e allora prendetelo come nemico” (XXXV: 6).
Come insegna al-Razi (): “Chiunque sa di avere un nemico dal quale non c’è via di scampo e ne realizza la certezza, allora si concentra con pazienza sul suo combattimento e ne sarà vincitore. L’uomo non può rifuggire il demonio che è con lui. E non smetterà di seguirlo finché non lo affronta e lo instrada. Per instradare shayTan è necessaria la determinazione e la regola consiste nella fermezza d’intenti e nella fiducia nel servizio spirituale rivolto ad Allah.”
Secondo l’autorità di ‘AbdAllah bin ‘Umar (che Allah sia soddisfatto del padre e del figlio) che ha detto che il messaggero di Allah Muhammad () ha detto: “Soltanto ciò che il figlio di Adam teme avrà il sopravvento su di lui, ma se il figlio di Adam teme nient’altro se non Allah, Allah non permetterà a nulla di prendere il sopravvento su di lui. Il figlio di Adam riceverà fiducia da chiunque egli vorrà attribuire speranza, ma se il figlio di Adam rimette la sua speranza solo in Allah, allora Allah non gli affiderà nulla se non Sé Stesso”. Trasmesso da al-Bayhaqi () e da alSuyuti () e narrato da al-Hakim al-Tirmidhi ().
Cari fratelli e sorelle, a completamento della narrazione profetica precedente vengono citati anche due altri hadith di supplica del profeta (): “Allahumma, rendimi grato verso di Te, rendimi paziente, e rendimi piccolo ai miei occhi e rendimi grande agli occhi della gente.” Riportato da al-Bazzar e al-Haythami ().
“Allahumma, rendimi umile verso di Te, rendimi amabile da Te, e rendimi superiore agli occhi della gente.” Riportato da al-Suyuti ().
Lo shaykh Ahmad ibn Idris () invocava: “Proteggimi mio Signore con il velo dalla consistenza inespugnabile, al di là degli spessori della grandezza e della superiorità, nella presenza della Tua essenza, da tutte le cose diverse da Te, così che tutte le prove e le pene che incessantemente mi sollecitano, non possano raggiungermi, in virtù della protezione che la Tua presenza concede e dove non esiste afflizione immaginabile.”
L’insegnamento del maestro è quello di rimuovere tutte le paure che non siano il timore di Allah e stabilirsi in questa permanenza nel timore di Allah. Allora Allah circonda il musulmano di una autorevolezza che mette in fuga coloro che siano mossi da intenzioni perverse. Le paure di cose diverse da Allah non si manifestano nei conoscitori di Allah perché essi sono nella grazia della Sua presenza e amore, uns, e provano desolazione, waHsh, per tutto ciò che non sia Lui.
Il termine uns significa compagnia felice, calda, affinità interiore, familiarità esteriore. Il suo opposto è waHsh che esprime desolazione, solitudine, freddezza, disagio, paura, aridità, una bestialità selvaggia come quella di un lupo feroce.
Al contrario, quando un animale viene addomesticato e il suo padrone trova una affinità con la sua compagnia si dice che gusta il beneficio di una relazione e viene descritta con anis, dalla stessa radice di uns. Lo stesso termine umanità (insan) si riferisce all’affinità relazionale tra le creature.
“La shari’ah non consente ai musulmani l’azzardo di andare in posti o foreste dove ci sia il rischio di essere avvicinati da belve feroci, eppure Allah (), nella Sua Rivelazione, è Colui che si prende cura del profeta Yusuf () quando è in fondo al pozzo, è Colui che salva il profeta Yunus () dall’oscurità, è Colui che libera il profeta Ibrahim () dal fuoco, è Colui che protegge il più lodato Muhammad () mentre si rifugia nella caverna. Si abbia timore e speranza in Allah che libera, cura, salva, protegge i Suoi amati nei loro stati spirituali quando essi si trovano nei deserti e nelle montagne.”
L’imam al-Ghazali () narra la storia di un uomo virtuoso che mentre camminava nel deserto cadde in un pozzo profondo dal quale non riusciva ad uscire. Un gruppo di persone passava di là ma lui ebbe vergogna per Allah di chiedere loro aiuto. Trascorso un po’ di tempo, l’uomo vide una mano tendersi verso di lui, la afferrò con forza e quando finalmente uscì fuori dal pozzo, con suo grande stupore, vide che era un leone che lo aveva salvato. Allah lo aveva inviato a salvare l’uomo e subito dopo il leone riprese la sua strada. L’uomo esclamò: “Che grande e trascendente è Allah che mi ha salvato dalla morte con la morte!”. Il credente virtuoso era stato elevato a questa stazione solo perché non aveva altri timori se non per Allah, la sua speranza e amore per Allah erano radicati nel suo cuore.
Permettetemi di concludere con una storia raccontata da alcuni maestri musulmani. Un giorno una persona andò a visitare un musulmano pio che viveva nel deserto e venne ospitato per la notte nella sua residenza. Quando l’ospite si svegliò andò a fare le abluzioni ad una fonte nelle vicinanze e vi trovò un leone. Ebbe paura e scappò via. Il musulmano pio gli chiese: “Cosa è successo?” Rispose l’ospite: “C’è un leone!”. Allora il musulmano pio si alzò e andò con lui dal leone, gli afferrò l’orecchio, e disse al leone: “Non ti avevo proibito di apparire ai miei ospiti?” E il leone se ne andò. Allora il musulmano pio disse al suo ospite: “Hai avuto paura di qualcosa d’altro da Allah e il leone ti ha spaventato! Noi temiamo Allah e il leone ha timore di noi!”.
Imam Yahya