Sermoni

Fiducia nella presenza pacificante

Voi che credete, cosa avete? Quando vi si dice: “Gettatevi in battaglia sul sentiero di Allah”, restate pesantemente attaccati alla terra. Forse preferite la vita terrena a quella dell’aldilà? Ma di fronte alla vita dell’aldilà, le delizie della vita terrena sono poca cosa. - Se non vi getterete in battaglia Allah vi punirà con un castigo doloroso, vi sostituirà con un altro popolo, e voi non Gli procurerete danno alcuno. Allah è potente su tutte le cose. – Se voi non andrete in soccorso dell’inviato, ebbene, già lo aveva soccorso Allah quando i miscredenti lo hanno scacciato, ed erano in due, quando entrambi stavano nella caverna ed egli ha detto al suo compagno: “Non essere triste, Allah è con noi”. Allah ha fatto discendere su di lui la presenza che pacifica e lo ha sostenuto con eserciti invisibili, ed ha reso infima la parola dei miscredenti mentre quella di Allah è parola somma, Allah è potente e saggio.

Surat al-tawba, il pentimento, VIII: 38-40.


O credenti, oggi completiamo il ciclo di versetti di preghiera che la Rivelazione ci trasmette per realizzare una fermezza d’intenti e una partecipazione fiduciosa e consapevole alla presenza pacificante di Allah che si prende cura dei Suoi servi e adoratori.

Siamo anche onorati di trasmettere una sintesi del commentario di Abu Ja’far Muhammad bin Jarir al-Tabari ().

Il contesto della Rivelazione richiama gli ultimi anni di vita del profeta Muhammad () quando Makkah era già stata liberata e il messaggero di Allah aveva invitato i musulmani alla campagna militare contro Bisanzio verso la battaglia di Tabuk.

Ma lakum idha qila lakum unfiru fi sabili Allahi, cosa avete? Quando vi si dice: Gettatevi in battaglia sul sentiero di Allah! Il verbo nafara significa “lasciare un luogo e tendere verso un altro spazio alla luce di una causa che ne determina la necessità”.

Thaqaltum ila al-arDi, restate pesantemente attaccati alla terra. Allah () ci richiama a non fissarci, a non associarci, a non rimanere immobilizzati dai nostri attaccamenti ai posti dove vengono ricostruiti spazi idilliaci che rischiano di sovrapporsi al luogo del destino e dello sviluppo spirituale.

A raDiytum bi-l-Hayati al-dunya min al-akhira fama mata’u al-Hayati al-dunya fi-l-akhirati illa qalilun, forse preferite la vita terrena a quella dell’aldilà? Ma di fronte alla vita dell’aldilà, le delizie della vita terrena sono poca cosa. Allah () ci richiama alla gerarchia delle proporzioni tra la beatitudine dell’Altro mondo e i piaceri di questo basso mondo. Allah si indirizza ai musulmani, ai compagni del profeta, ai Suoi amici che sono fedeli nell’obbedienza, a coloro che si dispongono a mollare le comodità della nuova residenza di Makkah per seguire il Suo ordine e riprendere il combattimento contro l’avversario nuovo, per un bene maggiore e un onore più grande.

Le tradizioni riportate da Muhamamd bin ‘Amr al-Bahili e da Al-Qasim () narrano che il profeta invitava i compagni alla battaglia di Tabuk dopo le vittorie di Ta’if e Hunayn. Era estate quando le palme da dattero sono rigogliose di frutti dolci e i compagni cercavano il riparo dell’ombra. L’idea di combattere era faticosa. Tra di loro c’erano persone impegnate in altri affari, bisognose di altre esigenze, distratte da altre occupazioni e altri che dovevano sistemare cose irrisolte in tanti altri modi. Allah ordina loro: anfiru khifafan wa thiqalan, lanciatevi al combattimento, siate leggeri o pesanti.

Wa yastabdil qawman ghayrakum, Allah vi sostituirà con un altro popolo. Allah non ha bisogno dell’obbedienza dei Suoi adoratori, siamo semmai noi credenti che abbiamo bisogno del Suo ordine. Il Suo ordine si realizza sempre e, se dovesse apparentemente prevalere l’astensione al Suo comando, in realtà, sarà la sostituzione dell’identità dei servitori a prevalere sulla disobbedienza nell’astensione e nelle occupazioni alternative. In altre parole, il posto che deve essere lasciato per muoversi verso una nuova stazione di sforzo spirituale dovrà comunque essere abbandonato in favore di altri servitori che sappiano occuparlo per migrare nella giusta direzione e con il corretto atteggiamento.

Secondo alcune tradizioni riportate da Abu Kurayb e Ibn Humayd e Bishr bin Mu’adh (), il profeta richiamava alla reazione interiore e al combattimento esteriore ma alcuni dei suoi compagni si stesero per terra pesantemente e così la pioggia delle benedizioni venne trattenuta dalla sua discesa nei loro confronti.

Cari fratelli e sorelle,

particolare davvero pensare che il refrigerio all’ombra delle palme sia considerato migliore della pioggia delle benedizioni che scende sui compagni fedeli del profeta in questo mondo e nell’Altro! E che Allah e il suo profeta non fossero consapevoli del caldo che la stagione estiva o del freddo che la stagione invernale provoca sulle forze fisiche dei musulmani. Dunque combattiamo il nostro nemico solo d’inverno e in primavera e in autunno? O adesso che abbiamo liberato Makkah dai commercianti, dai pagani e dagli idolatri e che le palme sono rigogliose di datteri dolci scegliamo di disobbedire all’ordine del messaggero di Allah? Sapete e vi ricordate che a Tabuk l’esercito nemico non si era presentato e che i compagni tornarono a Makkah senza ferite né defunti? Volete dare ragione dunque ai pigri e ai disobbedienti o a coloro che erano in altre faccende distratti? Volete rimanere sotto l’ombra della palma pesantemente a terra e non ricevere la pioggia dei miracoli del cielo?

La Rivelazione continua con un cambiamento di scena che sconvolge la ricerca di coerenza nella narrazione divina da parte del lettore. I versetti fanno allusione a:

Thaniya athnayni idh huma fi-l-ghari idh yaqulu li-SaHibihi, ed erano in due, quando entrambi stavano nella caverna ed egli ha detto al suo compagno … Allah () richiama i musulmani ad altri episodi ancora più emblematici di soccorso estremo, quando il profeta era in compagnia di Abu Bakr () e fuggivano da molti nemici e si erano nascosti in una caverna. In quella circostanza, il compagno del profeta ebbe timore e il suo compagno gli disse: la taHzan inna Allaha ma’ana, non essere triste, Allah è con noi! I politeisti non sapranno dove siamo e non ci troveranno!

Molte tradizioni contribuiscono a riconoscere una ricchezza di elementi su questa vicenda ma tutte, quando ricollegano questo versetto alle Rivelazioni precedenti, sottolineano il richiamo di Allah a generare fiducia nel credente che riceverà il soccorso di Allah in quel momento come lo aveva ricevuto in precedenza quando erano solo in pochi davanti ad una moltitudine di nemici. Allah ricorda che il profeta era secondo di due compagni nella caverna del monte Thawr vicino Makkah dove rimasero per tre giorni e tre notti con Abu Bakr.

Yunus bin Abd al-A’la () racconta che Abu Bakr stava recitando un sermone quando chiese: “tra di voi, chi ha letto la surat al-Tawba?”. Un uomo rispose: “l’ho fatto!” Allora Abu Bakr gli disse: “recitala!”. E quando il recitatore arrivò al versetto Thaniya athnayni idh huma fi-l-ghari idh yaqulu li-SaHibihi la taHzan inna Allaha ma’ana Abu Bakr () pianse e disse: “Per Allah! Io sono il suo compagno!”.

Secondo alcuni interpretazioni Abu Bakr dovette ben ricordarsi di questo momento di spostamento repentino e ritiro con il suo compagno illuminato poiché la sakinah che discese venne partecipata anche da lui, sia grazie alla conduzione del suo compagno, che direttamente. La quiete della santa tranquillità discese sul profeta e sul suo compagno e presenze invisibili sancirono la superiorità della Parola di Allah sull’inferiorità delle espressioni degli associatori.

Secondo Al-Mutanna, da Abu Salih, da Mu’awiyya, da ‘Ali, da Ibn Abbas (), la Parola Sublime di Allah Potente e Saggio è: La ilaha illa Allah.


Imam Yahya