In Francia continua il dialogo tra Islam e Repubblica. E in Italia?

Pubblicato il 26 marzo 2025

In Francia continua il dialogo tra Islam e Repubblica. E in Italia?

Il nuovo ministro dell’Interno francese sta lavorando con i musulmani su temi come moschee e formazione degli imam, verso una nuova organizzazione del culto islamico

In copertina: Il ministro dell'Interno Retailleau e l'imam Abd al-Wadoud Gouraud

Il Forum dell’Islam di Francia (FORIF) ha concluso il mese scorso a Parigi la sua seconda sessione alla presenza del nuovo ministro dell’Interno, Bruno Retailleau. Riuniti in gruppi di lavoro, i partecipanti hanno presentato i risultati concreti di sei temi prioritari, tra cui la sicurezza dei luoghi di culto, la gestione delle associazioni musulmane, la formazione degli imam e il rafforzamento delle aumônerie (cappellanie) nei luoghi pubblici.

L’Istituto di Alti Studi Islamici (IHEI), attivo dal 1995 per favorire la presenza serena e costruttiva dell’Islam in Francia, ha ribadito il proprio sostegno alle iniziative del FORIF. In particolare, apprezza il percorso volto a migliorare la conoscenza dell’Islam nella società civile e a garantire il rispetto dei diritti religiosi dei musulmani, come le esigenze legate alla sepoltura in Francia.

Durante la sessione plenaria di chiusura, l’imam Abd al-Wadoud Gouraud – membro dell’IHEI e anche del Consiglio delle Guide Religiose della COREIS Italiana – ha partecipato alla presentazione dei progressi del gruppo di lavoro dedicato alla professionalizzazione e al reclutamento degli imam. Relatore anche nella precedente riunione plenaria al Palazzo dell’Eliseo, Gouraud sottolinea come il FORIF rappresenti «un luogo di confronto dinamico, utile a valorizzare competenze e diversità degli attori del culto musulmano in Francia nell’interesse non solo della comunità islamica, ma dell’intera collettività nazionale». Secondo l'imam Abd al-Wadoud, «la dimensione interreligiosa di alcuni progetti, come la proposta di un quadro professionale comune a imam, rabbini e pastori dimostra una significativa apertura alla collaborazione tra confessioni diverse».

Nel suo intervento, il ministro dell’Interno Retailleau ha ricordato quanto sia fondamentale non confondere l’Islam con l’islamismo di matrice politica, il quale «minaccia il patto repubblicano» e «snatura la fede dei musulmani». Ha inoltre ribadito che la laicità non va intesa come ostilità verso le religioni, poiché «la neutralità dello Stato non equivale a neutralizzare l’elemento religioso».

Concludendo, è stato rinnovato l’impegno a dare una nuova organizzazione al culto islamico, al servizio del bene comune, in linea con la visione del FORIF di un Islam pienamente compatibile con i principi della Repubblica. Come ha ricordato il Ministro: «Tutto ciò che unisce, eleva», promuovendo così un’unità nazionale fondata anche sull'armonia fra le componenti della società civile.

La COREIS Italiana si augura che una simile piattaforma di dialogo possa venire presto ripristinata anche in Italia. Dopo il “Patto nazionale per l’Islam italiano” del 2017, con il ministro dell’Interno Marco Minniti, non ci sono più stati momenti di confronto ufficiali o tavoli di lavoro tra lo Stato italiano e le comunità islamiche. 

Con oltre 2 milioni di musulmani, l’Islam rappresenta la seconda religione in Italia e sempre di più sono i musulmani di seconda o addirittura terza generazione che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese.

Non vorremmo che l’argomento Islam sia sempre ostaggio di inutili dibattiti legati alla cronaca, distraendo così l’attenzione dalla necessità sempre più impellente di gestire a livello nazionale e coordinato le necessità di culto, che non possono essere delegate alla volontà delle singole amministrazioni locali o regionali.

Sarebbe allora opportuno che il confronto pubblico sull’Islam riprendesse in modo serio e con interlocutori affidabili, come segno di democrazia e soprattutto vera civiltà, per una ricaduta positiva per tutti gli italiani.