Creare un ponte tra le comunità religiose europee e quelle del MENA (Middle East and North Africa) sul tema immigrazione: con questa finalità dall’8 al 9 dicembre, ad Abu Dhabi, circa 30 guide religiose accuratamente selezionate tra le più influenti delle due regioni si sono riunite per discutere di “Problemi comuni, prospettive diverse, pensare e agire insieme: la risposta dei Senior Religious Leaders sulle cause e le conseguenze del fenomeno migratorio".
I l meeting ha rappresentato in effetti una novità, discutendo il tema migratorio con un focus specifico sul rapporto Europa-Mediterraneo. “Se la risposta umanitaria ha certamente la priorità immediata, analisi e strategie a lungo termine sono sempre più necessarie”, hanno affermato all’inizio del seminario i principali promotori, Sheikh Abdallah Bin Bayyah, presidente del Forum for Promoting Peace in Muslim Societies e William Vendley, segretario generale di Religions for Peace.
Durante l’incontro si è reso infatti evidente quanto sia necessario un intervento anche da parte dei principali leader religiosi europei e dall’area del Medio Oriente e Nord Africa in quanto “l’ignoranza di religioni e tradizioni diverse hanno portato ad un aumento di incidenti causati da razzismo e stigmatizzazione di migranti, mentre il tema delle migrazioni è stato cooptato dall’estrema destra per finalità politiche e discorsi di odio”.
In tal senso sono state analizzate le cause e i futuri scenari del fenomeno migratorio al fine di formulare consigli per autorità politiche, altre guide religiose e organizzazioni internazionali che lavorano nel settore.
Nella sessione “Implicazioni delle sfide migratorie nella collaborazione interreligiosa”, è intervenuto dall’Italia l’ imam Yahya Pallavicini, presidente della COREIS, assieme al prof. Aref Ali Nayed, presidente di Kalam Research and Media (Libya), Sheikh Rafea Taha Al-anni, Mufti dell’Iraq, il vescovo di Borg Atle Sommerfeldt (Norvegia), padre Fadi Daou, presidente Adyan Foundation (Libano) e Mark Owens, segretario generale del Consiglio Europeo delle Guide Religiose, RfP (UK).
L’incontro è stato promosso da Religions for Peace (RfP), tra i più grandi network internazionali di dialogo interreligioso, operativo fin dagli anni ’60 con sedi in più di 90 nazioni. RfP ha collaborato per questo evento con il Consiglio Europeo delle Guide Religiose (ECRL) e soprattutto con il “Forum per promuovere la Pace nelle Società Islamiche”, piattaforma influente che riunisce guide religiose, intellettuali e autorità da tutto il mondo islamico per affrontare le sfide della modernità alla luce della tradizione islamica.
Tra i relatori anche Sheikh Hamza Yusuf, vice presidente del Forum for Promoting Peace in Muslim Society e il rabbino David Rosen, direttore degli Affari Interreligiosi dell’American Jewish Committee (Israele).
Il Ministro degli Affari Religiosi della Repubblica Araba d’Egitto, Muhammad Mukhtar, apre il 5° Forum per la Pace nelle società musulmane
Il 5° Forum per la Pace nelle società musulmane
Il seminario sui rapporti EU-MENA si è svolto a margine del 5° Forum per la Pace nelle società musulmane promosso da Sheikh Bin Bayyah (5-7 dicembre), dove l’imam Yahya Pallavicini è stato coinvolto nuovamente, proprio su un tema affine a quello del seminario, come presidente di sessione sul tema: “Religioni e l’attualità delle crisi umanitarie: Religioni, il diritto all’ospitalità e i migranti”.
Relatore d’onore a questo meeting internazionale dal titolo “Alliance of Virtue: an opportunity for Global Peace” è stato il ministro degli affari religiosi della Repubblica Araba d’Egitto, Muhammad Mukhtar.
Dopo tre giorni di discussioni e workshop, circa un centinaio di autorità religiose da tutto il mondo sono convenute su alcuni punti, fra i quali:
- Portare avanti a livello internazionale il percorso avviato nel 2014, che ha visto tappe cruciali per lo sviluppo della rete internazionale e illuminata di sapienti della famiglia di Abramo, fra cui la famosa “Dichiarazione di Marrakesh” del 2016 sui diritti delle minoranze religiose nei paesi a maggioranza islamica, fino alla “Dichiarazione di Washington” di febbraio 2018. Quest’ultima ha lanciato l’iniziativa di portare cibo a milioni di poveri, cosa già messa in atto in Kuwait da novembre, sotto il patrocinio di S. A. Sheikh Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah;
- Gli esperti di sharīʿah di questo Forum hanno studiato e chiarito la legittimità di stabilire alleanze e trattati secondo la tradizione islamica e come svilupparli nella loro versione moderna e secondo i modelli civili di cittadinanza internazionale;
- Cosa distingue gli ultimi decenni è l’aumento di gravità degli storici equivoci tra musulmani e l’Occidente a causa di tragici e stupidi atti di persone che dicono di appartenere all’Islam senza alcuna autorizzazione ricevuta da autorità religiose o temporali;
- È necessario creare un fronte unico di persone di diverse fedi per rifiutare lo sfruttamento indebito della religione in tutti i conflitti e guerre, altrimenti le religioni continueranno ad essere accusate ingiustamente di essere cause di divisione e conflitti, mentre responsabili sono solo gli uomini che li causano, non le religioni.
- I sapienti e le guide religiose saranno in una posizione di portare avanti le loro iniziative per la pace solo se trovano luoghi o cuori grandi a sufficienza per il loro intervento. Noi non portiamo armi (silāḥ), ma portiamo pace (salām) e parole (kalām). Siamo come dei pompieri che usano saggezza e buone parole!