Si è appena concluso in Marocco il meeting intergovernativo sul tema “Essere pionieri nella politica e le buone pratiche: la tecnologia e il futuro dell’educazione interreligiosa e interculturale”
Sono state due giornate di intenso lavoro nel quartier generale dell’ISESCO durante le quali i rappresentanti dei governi di oltre 30 paesi tra cui anche Kenya, Corea, Libano, Marocco, Norvegia, Pakistan, Senegal si sono confrontati per discutere del “futuro della formazione interreligiosa e interculturale”. Dopo il recente convegno svoltosi al Cairo è stata così l’occasione per presentare dall’Italia i risultati del progetto MIUR-Coreis, prima esperienza di insegnamento interdisciplinare in collaborazione con una rete di scuole di Torino durante l’anno scolastico 2013/2014.
“Si tratta di un lavoro nuovo e di un’occasione unica per riportare un contributo concreto allo sviluppo dell’educazione interculturale e interreligiosa – spiega Mulayka Enriello, responsabile per l’Educazione della COREIS, intervenuta al convegno – Dal confronto con i diversi esperti di educazione è emerso come sia necessario uno sforzo di collaborazione in itinere sicuramente complesso, ma i cui frutti siamo certi saranno molto positivi in diversi paesi e ambiti, favorendo un incontro più profondo tra Oriente e Occidente”.
L’evento è stato organizzato dal KAICIID (King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue) e dall’ISESCO (Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization). Ai saluti di apertura erano presenti il direttore dell’ISESCO Abd al-Aziz Uthman Al Twaijri, il Segretario Generale del KAICIID (che ha sede principale a Vienna) Faisal Bin Abdulrahman Bin Muaammar e il ministro degli Affari Religiosi del Marocco Ahmed Tawfiq, con la presenza del consigliere ebreo di re Muhammad VI, André Azoulay.
“Imparare a conoscere le altre religioni e culture accade in molte forme diverse in tutto il mondo, in contesti confessionali e non confessionali, in aule di insegnamento della storia o della cittadinanza, nelle famiglie e nei luoghi di culto – si legge nella presentazione del convegno – La conferenza di Rabat ha interpellato gli educatori e i responsabili politici per discutere di come accedono alla ricerca, sviluppano programmi di scambio e applicano le norme internazionali”.
L’incontro internazionale è stato così l’occasione per scambiare i “metodi di apprendimento interreligioso e interculturale di successo sviluppati negli Stati membri ISESCO” che è emanazione dell’OCI, Organizzazione della Cooperazione Islamica che riunisce 57 Stati membri da tutto il mondo. Sono state inoltre prese in esame le possibili convergenze con il framework “Educazione alla Cittadinanza Globale” delle Nazioni Unite per la promozione di valori condivisi e dei diritti umani, che è una delle aree strategiche di attività per il programma di Educazione dell’UNESCO (2014-2017) e una delle tre priorità del Segretario generale delle Nazioni Unite per il “Global Education First Initiative” (GEFI) lanciato nel settembre 2012.
Nella foto in galleria: Il direttore dell’ISESCO Abd al-Aziz Uthman Al Twaijri e il consigliere ebreo di re Muhammad VI, André Azoulay, durante i saluti di apertura