La comunità del monoteismo e le vie del pellegrinaggio e del viaggio


Principe Hassan Bin Talal, Royal Institute for Inter-Faith Dialogue, Regno di Giordania


Il viaggio e la peregrinazione suscitano nella persona lo stupore, generano in essa nuovi interrogativi che stimolano pensieri e svelano nuove risposte. Quando una persona percepisce che la sua vita è iniziata insieme a quella dell’essere umano sulla terra, si trova davanti a un antico percorso, cominciato migliaia di secoli prima della sua esistenza. La consapevolezza di appartenere a un luogo, non tutela la persona da un sentimento di estraneità, nel suo senso spirituale ed esistenziale.

Nel viaggio, al viaggiatore si svela la sua vera morale e si annuncia ciò che gli è nascosto. In arabo la radice della parola safar (viaggio) indica il senso di chiarezza e illuminazione, "e pel mattino quando rende le cose chiare", come si dice in arabo, e da lì viene anche il senso di viaggio. Il viaggio arricchisce le percezioni, quindi il viaggiare era associato al movimento scientifico. Isfar in arabo indica il contrario di coprire, significato che è invece racchiuso nella parola infedeltà, come se fosse il movimento di una persona, e la sua partenza dal luogo, a suscitare nella mente le cause della conoscenza e della visione religiosa.

Tra le dimensioni civili del viaggio c'è la “convenzione dei Quraish” (ilaf quraish), che Hashim bin Abdmanaf ottenne di stipulare con i re della Siria prima dell’avvento dell’Islam. Essa creò un interesse comune nello scambio di beni, nel percorso tra la Siria e la zona occidentale della penisola arabica; in seguito, i suoi figli conclusero accordi simili con i re dello Yemen. Questi accordi furono quindi uno strumento per creare un interesse comune tra i popoli della regione contribuendo alla sicurezza dalla fame e dalla paura; il Sacro Corano loda i quraishiti per questa usanza e li indirizza a ringraziare il Donatore, come un modo per perpetuarla. “Adorino il Dio di questa Casa, che li sfamò in tempo di penuria e li premunì della paura” (Corano 106: 3-4).

La fede collega due realtà, il viaggio dell'uomo sulla terra e il suo viaggio verso il Cielo. Il misticismo nell'Islam usava la parola “safar” (viaggio) nel discorso sul viaggio dell'uomo alla ricerca di Dio per raggiungere la gioia spirituale. Troviamo questo, ad esempio, nell’opera del mistico Muhyiddin Ibn Arabi, nel suo libro “Lo svelamento degli effetti del viaggio”. In cui il viaggio è diviso, secondo i sapienti sufi, in tre stadi: viaggio da Dio, viaggio a Lui e viaggio in Esso.

Sappiamo che la divergenza dei cuori può separare le persone dello stesso paese, mentre luoghi lontani convergono quando i cuori sono uniti e gli obiettivi sono concordi. L'unità è uno dei massimi obiettivi del pellegrinaggio, durante il quale i pellegrini musulmani di tutto il mondo vengono alla Mecca: “Si chiami i fedeli al pellegrinaggio, ti vengono a piedi e su snelle cavalcature, arrivando da ogni remota valle, per realizzare anche certi loro interessi e per menzionare il nome del Signore, in giorni noti.” (Corano 22:27-28).

Uno degli scopi del pellegrinaggio è insito nel fatto che esso rappresenta una manifestazione pratica della regola di “venerare le usanze comuni e rispettare la diversità”. Questo ci aiuta a comprendere la mappa della multiculturalità e della multireligiosità nella società odierna.

Le stagioni del pellegrinaggio ci avvertono dell'importanza di collegare i percorsi di pellegrinaggio ai percorsi delle idee, per avvicinare nazioni e popoli. Le città sante non sono solo luoghi per celebrare riti e culto, ma piuttosto centri spirituali, culturali e commerciali che combinano il mondano e lo spirituale in un modo unico, oltre ad essere un collegamento tra la dimensione religiosa e quella economica. I pionieri della civiltà islamica hanno capito che sviluppare il mondo è una sorta di culto; quindi, troviamo i mercati che si estendono sulla via del pellegrinaggio da Samarcanda alla zona occidentale della penisola arabica, conosciuta come la Via della Seta. Gli antenati hanno anche saputo coniugare la sublimazione spirituale nella visita ai luoghi sacri con lo sviluppo sostenibile nell'inaugurazione dei mercati, come mezzo per sradicare la povertà, la fame e la penuria.

Nel nostro contesto islamico, abbiamo bisogno di un pensiero che mantenga un rapporto con l'amore della famiglia del Profeta, che Dio ha comandato di amare “Non vi chiedo perciò compenso alcuno, se non l’affetto verso il prossimo” (Corano 42: 23), e con l'amore dei compagni del Messaggero, che Dio lodò dicendo: "Muhammad, il messaggero di Dio e i suoi seguaci" (Corano 48: 29), il quale ci fornisce una visione generale che approfondisce in noi lo spirito di unità e armonia.

La diversità tra nazioni e popoli costituisce un terreno di interazione che conduce all'alterità positiva. La conoscenza reciproca tra gli uomini è un processo svolto da gruppi diversi, come afferma il Sacro Corano: "O uomini, vi abbiamo creato da maschio e femmina, e via abbiam costituito in popoli e tribù, affinché vi conosciate a vicenda. Il più nobile di voi presso il Signore è il più pio." (Corano 49: 13).

Le persone ragionevoli non possono tacere di fronte all'aumento dei fattori di divisione tra i musulmani, e al tentativo di radicalizzarli dando a ciò una legittimità religiosa, così come non si può ignorare il pericolo di discorsi di incredulità e diffamazione tra i musulmani, che invada un vasto ambito di piattaforme dei social media.

L’intensità della differenza tra i seguaci di una religione e di una cultura, aumenta ogni volta che la morale delle nazioni declina e la loro conoscenza declina. Ed è quello che abbiamo visto nella storia occidentale medievale, dove il conflitto ha avuto luogo per decenni tra cattolici e protestanti.

L’apertura verso il pensiero umano universale non può essere profonda e proficua, senza l'apertura alla diversità interna, nei nostri contesti culturali e religiosi. E quanto più ricca è coerente la diversità interna, tanto più riusciremo ad assorbire e beneficiare della diversità esterna.

Sostenere la dignità umana e rispettare la sua specificità culturale e religiosa è una condizione necessaria per qualsiasi progetto civile efficace. Una delle condizioni per questo progetto è anche l'allontanamento dalla logica della maggioranza, della vincita e dell’egemonia che porta inevitabilmente all'esclusione e alla divulgazione di un clima di tirannia. Oggigiorno, abbiamo un bisogno incessante di sottolineare la legittimità del "diritto alla diversità", piuttosto che essere trascinati nella logica della forza in cui la forza si identifica con la verità, e il debole in essa diventa sinonimo della menzogna!

Lontano dalla logica della forza, il Sacro Corano conferma l'esistenza di una contraddizione essenziale tra la costrizione religiosa da un lato e la natura della fede religiosa dall'altro. La fede nella sua essenza si basa sulla volontà autonoma e sulla libera scelta, come ci insegna il Corano, "Invece di’: La verità viene dal vostro Signore, chi vuole credere creda, e chi non vuole credere non creda” (Corano 18: 29).

L'esclusione religiosa non è meno grave dell'esclusione politica, e forse la peggiore forma di esclusione religiosa è quando diventa uno strumento per raggiungere obiettivi maligni estranei alla religione. È giunta l’ora di affrontare le vere cause dei nostri fallimenti economici e politici, e smettere di ricordare questioni storiche controverse che non contribuiranno a risolvere nessuno dei nostri problemi reali nella nostra realtà attuale.

Uno dei fondamenti morali più importanti per la diversità è la cosiddetta regola d'oro, che troviamo nella maggior parte delle religioni, e che dice: "Ama per gli altri ciò che ami per te stesso". Deridere e beffeggiare le credenze degli altri e gli insegnamenti della loro religione o delle loro credenze, rappresenta un problema morale verso il quale il Corano mette in guardia: “O credenti, non ridan gli uomini dei lor simili, potendo costor esser migliori d’essi” (Corano 49: 11). Piuttosto, l'Islam proibisce di insultare coloro che appartengono ad una altra credenza anche se sono politeisti, “Non offendere le divinità che essi invocano oltre a Dio, affinché a loro volta essi non offendano Dio nella loro ostilità, senza conoscere nulla. Così Noi abbiamo abbellito agli occhi di tutte le comunità le azioni che andavano compiendo, e poi tutti torneranno al loro Signore e sarà loro annunciato quel che hanno fatto” (Corano 6: 108). A un musulmano è raccomandato di presentare un modello morale esemplare nel rapporto tra seguaci delle religioni.

Qualunque siano le circostanze e i punti di partenza politici diversi, il significato culturale e spirituale della comunità rimane il significato più profondo, e qui evochiamo l'importanza di tornare alla virtù della shura (la consultazione), che inizia dalla patria nostra e si estende alle altre.

In conclusione, abbiamo un bisogno persistente mentre aspettiamo la Festa del Sacrificio, per evocare i significati del sacrificio e del dono che Abramo, la pace sia su di lui, ha fatto per raggiungere l'amore e la gioia di Dio. E abbiamo un bisogno anche di riaccogliere lo spirito di unione tra i credenti per essere veramente una misericordia per il mondo e una comunità moderata che rende testimonianza a tutte le genti.